Passione ed
incoscienza contro Iella e sfiga.
...Ripresi a lavorare dopo circa un mese di convalescenza;
normalmente con la moto impiegavo più o meno mezz'ora per
compiere il tragitto che separava la mia casa dall'ufficio:
la prima mattina, complice una pioggia battente, impiegai un
ora e mezza con l'automobile!!!. Dopo quattro mesi ero in
piena crisi di nervi e di astinenza, finché non mi capitò
sotto gli occhi l'annuncio per una Morini Kanguro 350 XE, la
versione ammodernata della moto da me precedentemente
posseduta. Più mi ripetevo che non dovevo vederla, più la
voglia aumentava finché la vidi e...me ne innamorai; il
resto lo potete immaginare: tra i rimproveri e gli
ammonimenti del medico oculista, la rassegnazione vera dei
miei e quella finta (anche a lei piaceva andare in moto) di
Daniela, decisi di ricominciare seriamente il "viaggio" e...al
diavolo tutto il resto; i fratelli Passione e Incoscienza
colpirono duramente le sorelle Iella e Sfiga: quell'occhio
non mi ha dato più problemi da allora. Accaddero però delle
cose strane: quando mio padre mi accompagnò a prenderla e la
vide, gli morirono in bocca tutti gli ammonimenti dei quali
mi aveva rimpinzato durante il viaggio e, con un sorriso,
disse che era veramente bella; giunti a casa, mentre mi
accingevo a posteggiarla temporaneamente nel cortile della
nostra casa del quartiere Don Bosco, mia madre si affacciò
dalla finestra sita al settimo piano: mi aspettavo una
sequela di gestacci minacciosi, invece mi salutò e scese
immediatamente a vederla. I colori predominanti della moto
erano il rosso e il blu mentre la sella, a causa di un
errore del tappezziere al quale il vecchio proprietario ne
aveva commissionato il rifacimento, era nera; quando mia
madre la vide, di sua spontanea volontà acquistò della
similpelle blu, mi fece smontare la sella e la rivestì
eseguendo un lavoro del quale rimasi incredulo...chi
l'avrebbe mai detto, da mia madre che odiava le moto!!!.
Arrivò anche Daniela e...siccome non c'è due senza tre, ebbi
il terzo sbalordimento della giornata: la guardò, con mio
stupore fece scorrere lo sguardo dal manubrio alla sella e
sussurrò "E' stupenda, me l'avevi detto che era bella ma non
pensavo fino a questo punto!". Certo, tutto questo può
indurre un sorriso beffardo, ma andò proprio così: mio padre
mi confessò, qualche tempo dopo, che alla fine lui e mia
madre convennero nell'ammettere che la moto non era poi
tutto questo "diavolo terribile" e che in fondo erano felici
quando la sera, con Daniela sulla moto e al rientro dalle
nostre scorribande, mi aspettavano affacciati sul balcone e
ci scambiavamo un saluto; di conseguenza la ripresa di
questa consuetudine gli fece piacere. Caro vecchio Silvio:
era il simpatico proprietario del negozio di Modellismo dove
usualmente effettuavo i miei acquisti; il suo non era un
negozio dove entravi, pagavi e te ne "dovevi andare di
corsa"...tutt'altro!; somigliava di più ad un circolo
ricreativo dove si potevano scambiare consigli e pareri,
proprio come in un Motoclub. Appena mi rivide dopo
l'incidente la "ramanzina" fu inevitabile:"Ve lo dico sempre
a voi giovanotti sbadati e irruenti: questo é un bellissimo
hobby che va fatto con le dovute precauzioni, una delle
quali é indossare sempre degli occhiali di sicurezza quando
le eliche dei modelli sono in movimento e, soprattutto, mai
farsi trovare nel loro piano di rotazione perché se si
spezzano..." e via per circa una buona oretta di giustissime
prediche. La sicurezza é un principio essenziale e
indispensabile, da osservare e praticare in tutte le
discipline, sportive e non, dalle quali possono derivare
rischi più o meno grandi; nel caso del motociclismo la
stessa e il divertimento vanno di pari passo, quindi deve
essere applicata al mezzo e al pilota e, soprattutto, é da
considerarsi un dovere nei confronti di noi stessi, di chi
sale in sella come passeggero e di chi usa la strada come
noi; detto questo...buone pieghe, salti e derapate!!!. Per
la moto la fonte di sicurezza fondamentale é composta dalla
triade gomme-freni-sospensioni: tre elementi strettamente
correlati tra loro dove la deficienza di uno vanifica
l'efficacia degli altri; andiamo quindi a dargli un'occhiata
più dettagliata. Le gomme sono il contatto tra il mezzo e
l'asfalto, tutta la faccenda ruota intorno a questi pochi
centimetri quadrati: controllatene periodicamente la
pressione di gonfiaggio tassativamente a freddo, che deve
essere, a mia esperienza, corrispondente a quella indicata
dal costruttore della moto (salvo gli errori di stampa sul
libretto di uso e manutenzione!), la quale varia a seconda
delle situazioni di carico del mezzo (pilota, pilota più
passeggero, presenza o meno di bagagli) per mantenere
costante l'impronta a terra del pneumatico; verificatene
periodicamente l'usura e gli eventuali danni sulla carcassa:
se sono presenti dei profondi tagli o abrasioni procedete
alla sostituzione delle stesse, senza indugiare e lesinare
sulla spesa: acquistatele sempre di marca, nelle misure
corrette e soprattutto omologate per le prestazioni
velocistiche della vostra moto. Alcune gomme sembrano non
consumarsi mai, ma presentano delle piccolissime crepe
diffuse sui fianchi delle stesse: in realtà si sono
"indurite" a causa del tempo e degli agenti atmosferici e
proprio per questo motivo non garantiscono la corretta
aderenza (sul bagnato e sulla segnaletica stradale
orizzontale sono vere e proprie saponette!). In caso di
foratura di un pneumatico tubeless, mai e poi mai utilizzare
una camera d'aria per la sua riparazione (esistono dei kit
appositi): quest'ultime esplodono se eccessivamente
sollecitate dall'incontro con una buca o per
surriscaldamento; il tubeless al contrario si sgonfia più o
meno lentamente limitando gli scompensi nell'assetto,
altrimenti improvvisi e violenti, e dandovi dei
preziosissimi margini di tempo e di manovra per fermarvi. Le
gomme non devono sostare a lungo su superfici umide, esposte
alla luce solare e/o con il peso della moto che grava sempre
sullo stesso punto: interponete tra loro e il pavimento una
tavola in legno, la quale deformandosi sotto l'azione del
peso e traspirando l'umidità le preserva da un precoce
logorio; inoltre se prevedete un lungo periodo di inattività
sgonfiatele parzialmente, in maniera tale che il peso della
moto gravi su una superficie del pneumatico maggiore,
limitandone così le deformazioni; naturalmente la presenza
del cavalletto centrale o di una coppia degli stessi adibita
allo stazionamento, sono quanto di più desiderabile. Una
calda raccomandazione a terminare il discorso delle gomme,
forse brutale ma sicuramente esplicita: NULLA SULLA VOSTRA
MOTO E' COSÌ IMPORTANTE; pertanto il vostro "calzolaio" deve
essere assai competente e coscienzioso, meglio ancora se
specializzato nel settore motociclistico e... motociclista
lui stesso: dal suo lavoro dipenderà il comportamento della
vostra belva quando aprirete il gas per scaricare i cavalli
a terra e trasformare l'orizzonte in un cuneo sempre più
appuntito o quando deciderete di utilizzare l'asfalto per
radervi la barba con delle pieghe al cardiopalma (non so se
mi spiego!!!); quindi, se andate da un gommista e questo
comincia a cercare pezzi di legno e chincaglierie varie,
grattandosi contemporaneamente la nuca, per tenere sollevata
la vostra amata perché non ha i cavalletti, dovete
assolutamente scappare via il più lontano e il più
velocemente possibile, anche se lo stesso vi avrebbe venduto
le gomme ad un prezzo vantaggioso!...a proposito: quando
dovete sostituire le "scarpe" portate con voi del grasso
apposito, controllate lo stato dei cuscinetti e dei mozzi
delle ruote, quindi ingrassateli abbondantemente. I freni
devono essere anch'essi curati per ovvii motivi: controllate
periodicamente lo stato di usura dei dischi, delle pasticche
e degli eventuali freni a tamburo; i primi devono presentare
un consumo omogeneo lungo tutta la pista frenante e il loro
spessore non deve scendere oltre un certo limite minimo
indicato dalle case costruttrici, pena un precoce
surriscaldamento in frenata che ne diminuisce drasticamente
le prestazioni e ne deforma in modo irreversibile la
planarità della superficie; le seconde sono fornite di due
"dentini", situati alle due estremità del supporto
metallico, che permettono di valutarne immediatamente lo
stato di usura: man mano che il materiale di attrito si
consuma i suddetti dentini si avvicinano alla superficie dei
dischi fino a toccarli e a farli "fischiare" (NON dovete
arrivare a questo punto: cambiatele prima!!!). Molto
importante é la sostituzione periodica dell'olio idraulico
il quale é fortemente igroscopico, ovvero assorbe l'umidità
ambientale perdendo le sue caratteristiche originarie; per
lo stesso motivo utilizzatelo soltanto "fresco di giornata"
e non avanzato da rabbocchi effettuati chissà quanti mesi
prima; stesso discorso per le tubazioni del circuito
frenante, da sostituire possibilmente con quelle di tipo
aeronautico, che con il tempo tendono ad ammorbidirsi e a
dilatarsi sotto l'azione della pressione interna dell'olio
quando viene sollecitato dalla pompa (effetto polmone),
sprecando energia che altrimenti sarebbe convertita in
ulteriore forza premente delle pasticche sui dischi.
Esistono dei kit di revisione per le pompe e per le pinze
dei freni, non costano molto e ne consiglio vivamente
l'impiego se si denota un calo prestazionale degli stessi
(ogni tanto preoccupiamoci di fermarli 'sti missili, invece
di renderli sempre più veloci). Per ultime, ma non meno
importanti, sono le sospensioni. Esse cercano di contrastare
tutti gli eventi che vanno a turbare l'equilibrio dinamico
per il quale la vostra moto é stata progettata, permettendo
così di mantenerne inalterate le caratteristiche (quote
ciclistiche) di controllabilità entro dei limiti di
sicurezza e conciliandole con l'esigenza di rendere la
stessa più o meno confortevole, e qui trovare il giusto
equilibrio é veramente difficile perché il rigore e la
precisione di guida non si conciliano affatto con la
comodità: ad ognuno la sua moto e dopo...niente lamentele
per le chiappe e i polsi dolenti!!!. Anche l'olio delle
sospensioni, con il tempo e l'uso, perde le sue
caratteristiche fluido-meccaniche; va pertanto sostituito
periodicamente come descritto dal manuale di uso e
manutenzione. I meccanismi nei quali sono infulcrati il
forcellone, i leveraggi e l'ammortizzatore stesso vanno
periodicamente puliti ed ingrassati (a volte sono presenti
gli attacchi per le pistole ingrassatrici): quando per la
prima volta ho eseguito queste operazioni su una delle mie
moto ho potuto apprezzare un notevolissimo miglioramento
nella fluidità del movimento delle sospensioni. Una perdita
di olio é subito identificabile nello strato di unto
impolverato che si forma sugli steli delle forcelle e
dell'ammortizzatore: questo é il danno più ricorrente, che
richiede lo smontaggio e la revisione della sospensione;
valutate una possibile variazione della viscosità dell'olio,
l'acquisto di un kit di elaborazione oppure la sostituzione
dell'unità con un'altra più performante se la precedente non
vi soddisfaceva; la scelta di una di queste tre opzioni é
strettamente personale e dipende pesantemente dalle
possibilità economiche. Un ultima considerazione: le
sospensioni pluriregolabili vanno "smanettate" con cautela e
con cognizione di causa ma...se proprio avete quella
curiosità insaziabile, della quale confido siate tutti
dotati, che vi condanna ad un eterno "prurito" nelle mani,
procuratevi un testo specializzato nel quale siano spiegate
le correlazioni tra le regolazioni e gli effetti
conseguenti, quindi mettetevi calmi e segnatevi su un foglio
i "click" che farete, in modo tale da poter tornare indietro
da quei meandri oscuri e labirintici dello "Zen e l'arte
della regolazione delle sospensioni"...buon divertimento!!!.
Per quanto riguarda la sicurezza del pilota e del
passeggero, questa non é mai abbastanza. L'aspetto
fondamentale é il casco: alcuni asseriscono che i danni
riportati in caso di caduta non riguardano soltanto la
testa, e questo é verissimo, auspicando così in
un'abolizione della sua obbligatorietà, e questa é
un'idiozia; bisogna ricordare sempre che la stessa é il
"computer" centrale che governa tutto il resto, ovvero le
numerose "periferiche" delle quali il nostro corpo é
meravigliosamente dotato: guasto il primo le seconde
diventano inservibili. Preferibile un modello integrale e di
colore chiaro, pena l'ebollizione estiva del vostro
cervello, che protegge tutta la zona anteriore del cranio
più propriamente chiamata "massiccio facciale" (é la prima
parte, ed anche la più delicata, che subisce traumi in caso
di urto frontale); deve essere sfoderabile per permetterne
la pulizia interna, provvisto di prese di aerazione e con la
visiera che deve essere rigorosamente a tenuta d'aria, pena
una miriade di sibili e spifferi odiosi, quest'ultimi anche
dannosi per i "seni facciali", ovvero le cavità naturali
presenti nella parte anteriore del cranio con lo scopo di
renderlo più leggero (altro che Ergal e Carbonio!!!), le
quali possono infiammarsi con l'aria fredda dando origine a
dolorosissime sinusiti e nevralgie. Le calotte sono
costruite in policarbonato in materiali compositi: entrambe
sono omologate per sopportare le stesse sollecitazioni
(controllatene sempre l'esistenza, comprovata da una
targhetta con sopra stampata una "E" seguita da un numero)
ma differiscono nel peso complessivo a favore dei secondi e
nel costo, a favore dei primi; se avete problemi con il
tratto cervicale della colonna vertebrale (indolenzimento
e/o "torcicollo" dopo le lunghe trasferte) un peso minore
può esservi d'aiuto. Consigli per l'acquisto?: prima di
tutto parlatene con i colleghi motociclistici, i migliori
collaudatori, e fatevi consigliare; al momento dell'acquisto
dovete controllare che il casco, una volta indossato ed
allacciato, non vi "scivoli" sulla testa, ovvero l'uno e
l'altra devono diventare un corpo unico, ma senza darvi un
senso di "compressione" alla stessa; date un occhiata al
meccanismo di sgancio e a quello di apertura/chiusura della
visiera: il primo deve essere comodo da azionare anche
indossando i guanti e soprattutto sicuro, altrimenti il
casco volerà via al primo impatto vanificando la sua
presenza; il secondo deve essere di fattura solida,
altrimenti a forza di sostituire le visiere graffiate si
danneggerà fino a farle letteralmente volare via
obbligandovi, magari sotto un diluvio, a doverne fare a
meno. Non verniciate il vostro casco e non lavatelo con dei
solventi aggressivi, tanto meno la visiera: si danneggiano
irrimediabilmente, soprattutto il casco che può perdere la
sua solidità strutturale rivelandovelo solo...nel momento
del bisogno; se i moscerini sono la vostra dannazione, ecco
un trucchetto semplice semplice che può essere utilizzato
anche per i cupolini: prendete un panno inumidito con
l'acqua e appoggiatecelo sopra per qualche ora, gli ospiti
indesiderati si ammorbidiranno e si staccheranno
successivamente in un ...batter d'ali. Il casco non ha una
data di scadenza come i medicinali, tanto per intenderci,
però é da considerarsi "monouso", come un altro tipo di
"casco" (non motociclistico!!!) che salvaguarda chi lo
indossa da possibili guai grossi: in seguito ad un forte
urto o quando la calotta interna si é fortemente deformata,
facendolo "sciacquare" sulla nostra testa, va sostituito.
Anche il corpo vuole la sua protezione, quindi va protetto
con un abbigliamento adeguato (anch'esso preferibilmente di
colore chiaro); ce ne sono di tutti i tipi, per tutti i
gusti e per tutte le tasche, ma il dubbio principale nasce
nella scelta tra l'abbigliamento in pelle o in tessuto,
oppure se composto da giacca e pantaloni separati, da tute
divisibili o "monopezzo": io ho provato entrambi i materiali
ed entrambi hanno i loro pregi e difetti; di conseguenza a
voi gli uni, gli altri e la relativa scelta, da compiere
soprattutto in base all'utilizzo finale che ne farete;
importante é inoltre la presenza delle protezioni situate
nei punti vitali come le articolazioni presenti nel corpo.
La pelle é innegabilmente più resistente al tempo, agli
agenti atmosferici, alle abrasioni ed é facilmente
riparabile; é fortemente impermeabile all'acqua e all'aria
ed ha il grande pregio di non "svolazzare"; per contro é più
pesante del tessuto (svariati etti in più nel caso di una
giacca) ed é delicata per quanto riguarda la pulizia; vista
la sua connotazione prettamente sportiva, un capo di pelle
normalmente non prevede tutti quegli scomparti capienti ed
utilissimi nell'uso di tutti i giorni e nel turismo; per
finire é più costosa. I capi in tessuto sono maggiormente
traspiranti e quindi più freschi con il caldo estivo; sono
molto versatili per quanto riguarda l'uso sportivo/turistico
meno esasperato, grazie ai numerosissimi scomparti e alla
possibilità di staccarne le maniche e l'imbottitura
rendendoli di fatto "ognitempo"; non sono però resistenti,
aderenti ed impermeabili come la pelle; inoltre, con il
passare dei Km sotto l'azione del sole, scoloriscono
inevitabilmente. I guanti sono un accessorio indispensabile,
vista la delicatezza e la notevole importanza che quest'arto
riveste nella nostra vita quotidiana: devono quindi avere le
dovute protezioni per le numerose articolazioni e
contemporaneamente permettere alla mano di "sentire" ciò che
impugna senza "ingannarne i sensi"; anche loro, come il
casco, devono calzare perfettamente ma senza obbligare a
posizioni innaturali e tanto meno "strozzare" il polso, pena
il continuo formarsi di fastidiosi "formicolii" alle mani.
Gli stivali, da pista o da turismo, devono essere provati
attentamente e inserendovi l'eventuale pantalone o tuta: una
volta chiusi i dispositivi di ritenuta non devono
assolutamente stringere i polpacci: le cosiddette "stasi
venose" (forte rallentamento del flusso sanguigno dovuto ad
una "strozzatura" delle stesse) degli arti inferiori sono
alquanto dannose, soprattutto per coloro che soffrono come
me di vene varicose; chiaramente queste possono verificarsi
soltanto in particolari condizioni come appunto uno stivale
eccessivamente stretto nella zona del polpaccio, la
predisposizione fisica, ore e ore passate in moto senza mai
scendere e camminare per qualche minuto e/o una situazione
di forte riscaldamento locale, tipo le interminabili code
estive con il motore in ebollizione che soffia l'aria calda
sulle gambe, dilatandone le vene e rendendo difficile la
risalita del sangue al cuore. Gli altri numerosi accessori
come il paraschiena, le golette, i sottocaschi ecc. sono
tutti utilissimi, specialmente per chi utilizza la moto
nella stagione fredda; possono inoltre sopperire ai piccoli
difetti degli altri componenti dell'abbigliamento del
motociclista: il paraschiena, oltre a sostenere il
sollecitato tratto lombare della nostra colonna, lo ripara
da eventuali "spifferi" tra la giacca e i pantaloni (leggi:
mal di schiena); la goletta e il sottocasco possono
sopperire agli stessi provenienti dalla visiera del casco e
dalla "terra di nessuno" situata tra lo stesso e il collo
chiuso della giacca...a voi la scelta. Qualche consiglio per
il lavaggio: la pelle la pulisco con una spugna inumidita di
acqua tiepida con qualche goccia di Sapone di Marsiglia
liquido, dopodiché lascio il tutto ad asciugare bene
all'ombra per poi passare un leggerissimo velo di grasso
nutritivo per pellame, tipo quello dedicato alle calzature:
il tutto torna come nuovo con una morbidezza inaspettata.
Per i capi in tessuto uso il lavaggio a mano, sempre in
acqua tiepida e con lo stesso sapone, lasciandoli prima in
ammollo per circa un'oretta e avendo cura poi di non
sfregare troppo le parti pena la perdita del trattamento
impermeabilizzante. Per entrambi i casi una raccomandazione:
non aspettate che il vostro abbigliamento si riduca ad un
ricettacolo di smog, grasso vario e insetti prima di
decidervi a pulirlo: il Sole ha un effetto "fissativo" sullo
sporco e dopo avrete bisogno di un centro di
decontaminazione nucleare per lavarlo. Non vorrei essere
stato frainteso per un fatalista, a causa dei riferimenti
clinici che mi sono permesso di esporre in correlazione
all'abbigliamento, ma gli stessi mi sono stati esposti da un
medico sportivo e motociclista, appositamente "intervistato"
per questa puntata; d'altronde, se ambite a diventare dei
"motociclisti per tutta la vita", un minimo di salutare
prevenzione non guasta mai!!!. Una piccola riflessione,
scaturita dai numerosi "vaneggiamenti" che ho sentito e
continuo a sentire in giro: non dovete farvi condizionare da
quello che il prossimo può pensare o dire di voi quando vi
mettete una tuta o quando vi "corazzate" per la pratica del
fuoristrada; l'abbigliamento altamente tecnico non é
d'obbligo soltanto per chi vive la moto a livello
agonistico: i pericoli che insidiano il motociclista comune,
in strada e fuori, sono ben più gravi e frequenti di quelli
presenti nei circuiti, per cui chi immette l'aria al proprio
corpo farfallato da 50mm senza azionare la centralina é un
ignorante in materia e va trattato come tale; i tempi delle
"sparate" in ciabatte, pantaloncini e maglietta con relativi
capelli al vento erano bellissimi ma alquanto pericolosi,
anche se devo ammettere che "una tantum" me li concedo
ancora ma nei modi e nei posti giusti. Un'ultima
considerazione per quanto riguarda la vostra moto: quelli
precedentemente analizzati sono gli aspetti fondamentali che
ne determinano la sicurezza di marcia, ma sulla vostra amata
ogni particolare va tenuto d'occhio, revisionato e riparato
in caso di avaria: l'ho detto, lo ripeto e lo ripeterò fino
alla nausea, ma in equilibrio su pochi centimetri di
pneumatico che sorreggono magari un mostro da 300Kmh con una
mandria di cavalli a disposizione ci siete voi, con tutta
l'adrenalina, il ginocchio a terra e il divertimento alle
stelle (con a volte l'anteriore!!!) che vi accompagna.
Durante la "rinascita" della mia pratica motociclistica
iniziai a nutrire un certo interesse per una forma di
aggregazione motociclistica a me sconosciuta; leggevo sulle
riviste specializzate gli articoli dedicati e ne sentivo
parlare mentre "origliavo" le discussioni dei motociclisti
"più grandi" con immensa curiosità, pensando a chissà quale
mondo elevato e irraggiungibile appartenessero queste
manifestazioni. Un bel giorno, mentre mi trovavo in una
concessionaria di moto a sognare ad occhi aperti, vidi due
tizi vestiti con tuta, stivali da pista e relative moto da
sballo che chiacchieravano proprio sull'argomento in
questione; timidamente mi avvicinai e, dopo aver reso
omaggio alle fiammanti signore, chiesi loro:"Ma come sono
questi motoraduni?; io non ci sono mai andato e volevo
sapere...". I due si guardarono negli occhi sgranandoli e
sorridendo mi risposero:"Ma che motociclista sei se ancora
non hai mai girato un motoraduno?!". Naturalmente li
ringraziai come si conveniva per una tale preziosissima
risposta, ma per la prima volta in vita mia potei stringere
la mano ad un microbo, talmente mi ero rimpicciolito per la
vergogna!!!. I motoraduni...beh, non si saprà mai in che
cosa consiste tale evento se non vi si partecipa. La formula
in genere è sempre la stessa: appuntamento per la colazione,
giro turistico per le località più interessanti della zona,
pranzo con premiazioni varie e...arrivederci alla prossima
edizione. Ma allora sono tutti uguali?: la risposta é no,
non sono tutti uguali, ma spesso sono troppo simili e quindi
ripetitivi e noiosi, ma questa è una mia opinione
strettamente personale valida soprattutto per gli eventi
organizzati dai motoclub ufficiali, con il patrocinio della
FMI, i quali si trovano in una specie di "limbo" tranquillo
e collaudato, ma proprio per questo motivo sono spesso privi
di novità e di idee fresche. Devo quindi precisare che i
migliori e i peggiori in assoluto sono stati sempre quelli
appartenenti alla categoria amatoriale, a causa della buona
dose di imprevedibilità e di iniziativa personale che li
caratterizzano (le migliori idee appartengono alle singole
persone, non alle associazioni che molte volte le soffocano
per motivi discutibili...e spesso personali). Rivestono
notevole importanza l'organizzazione e il sito: spesso sono
loro a fare la differenza; a volte lo stesso motoraduno
riesce meravigliosamente o si rivela un fiasco totale a
distanza di una sola edizione, tipicamente un anno, a causa
del cambiamento di uno dei due fattori. L'organizzazione e
il suo entusiasmo ha un ruolo chiave nella gestione
dell'evento, fin dalla pubblicità che viene fatta con un
certo preavviso: la stessa deve essere tassativamente
proporzionata alla recettività del luogo e alla bontà delle
strutture chiamate in causa ad accogliere la manifestazione;
non c'è niente di più fastidioso nell'accalcare le moto una
sull'altra, rendendone difficile la visione da parte dei
visitatori e dei partecipanti stessi i quali, molte volte,
sono dissuasi dall'esporre le proprie cavalcature per il
timore di probabili danneggiamenti, soprattutto nel caso
delle moto d'epoca. Per lo stesso motivo é fondamentale la
scelta oculata della tipologia del sito, che a mia
esperienza di utente risultano essere una piazza o un ampio
parcheggio: questi possiedono numerose vie di passaggio
utili sia per i partecipanti che affluiscono durante tutta
la mattinata, trovandosi a condurre le proprie moto in mezzo
a numerosi pedoni, che per i visitatori stessi i quali non
dovranno continuamente subire "colpi" di clackson o urti
vari ad ogni passo, facilitandone inoltre il ritiro al
momento della partenza delle moto per il consueto giro
turistico. Importantissimo, e troppe volte sottovalutato, il
fattore "immagine" che inevitabilmente si viene a dare del
motociclista alla popolazione locale; se si blocca il
traffico in un centro cittadino o in un quartiere a causa di
una cattiva valutazione dell'affluenza e della capienza del
sito, o più semplicemente non si pensa a dotare il posto di
numerosi raccoglitori per l'immondizia, come mi è capitato
in vari posti, state pur tranquilli che la suddetta
popolazione marchierà a fuoco i motociclisti come la
peggiore razza di inquinatori acustici, atmosferici,
maleducati e "sozzoni"; non lamentiamoci poi se i permessi
necessari verranno negati dalle amministrazioni competenti
alle richieste successive di motoraduni!!!. Ma adesso
andiamo a vedere nelle prossime pagine qualche fotografia,
tanto per capire dal vivo che cosa accade durante queste
manifestazioni...
Ecco come si presenta un motoraduno "intelligente": al
centro della piazza ci sono gli stands numerosi (ovvero
esenti da code), adibiti alle iscrizioni e alla consegna dei
gadgets, mentre l'anello stradale viene utilizzato come
ampio posteggio e luogo di manovra.
Ecco un piccolo esempio del passato
...del presente e del futuro della moto. Come Marilyn Monroe
e Rita Haiywort queste "divine" sono entrate di fatto nella
leggenda del motociclismo, anche se magari hanno soltanto
pochi mesi di vita. Sicuramente i raduni sono un ottimo
momento per rinfrescare la memoria degli appassionati e
ammirare questi gioielli!!!.
Osservate la data di immatricolazione!!!. Ne avrebbe di
storie da raccontare, se soltanto potesse parlare: porta in
giro i tristi ricordi della II Guerra Mondiale, ma anche la
passione, la cura, il sudore, le speranze e i sogni di un
nonno, un padre e un figlio di una stessa famiglia. La targa
é il giusto quanto simbolico riconoscimento di questa
veterana della strada.
E' buona norma lasciare dei passaggi tra le moto affiancate:
non se ne dovranno superare decine per andare a vedere se il
loro "sedere"...é bello quanto il resto.
Andare ad un motoraduno é anche una buona occasione per
ritrovarsi tra amici, divorando insieme e in allegria Km e
benzina(sigh!).
Provoca un'emozione irripetibile essere lì, quando però
tutto fila liscio...provate a chiudere gli occhi e
immaginare quel rombo cupo che sta scuotendo la strada sotto
i vostri piedi!!!
Quando invece nulla fila liscio: una inaspettata affluenza
di 1500 moto ha trasformato questa manifestazione in un
inferno.
Il personale di servizio e i relativi stands adibiti alla
ricezione per le iscrizioni, l'eventuale distribuzione di
colazioni e di gadgets, devono essere anch'essi
proporzionati alle previsioni di affluenza e collocati con
intelligenza e funzionalità nell'ambito della
manifestazione, pena un immediato insuccesso della stessa
con relativa mancanza di adesioni alla successiva edizione:
non c'é niente di peggio da proporre a un motociclista di
una fila da fare dopo svariati Km in sella, con gli stivali
ai piedi, il giubbotto legato ad un braccio e il casco con
dentro i guanti (che cadono sempre!!!) legato all'altro, in
una giornata di canicola estiva, per poi compiere alla fine
di tutto questo varie acrobazie per tirare fuori il
portafoglio e pagare; come arriva e sente nell'aria odore di
tutto questo, spesso gira il manubrio, ingrana la prima e
tanti saluti al motoraduno. Il giro turistico deve essere
studiato in maniera tale che possa garantire la dovuta
sicurezza oltre al divertimento: non si possono far passare
"serpentoni" di centinaia di moto lungo strade ad una sola
corsia per senso di marcia costellate di incroci e semafori,
trasformando 10 Km di strade magari bellissime in una lenta
agonia di "stop and go" con il motore che ti ribolle in
mezzo alle gambe e tutti i rischi che un tale stato d'animo
generale comporta, come sorpassi azzardati e brusche
frenate; un'idea potrebbero essere delle partenze "a
staffetta" di piccoli gruppi magari divisi per tipologia di
moto, simpaticamente accompagnati da un commento audio che
ne descrive le caratteristiche salienti alla popolazione
presente "non addetta ai lavori": un bel gruppo di
ipersportive come prime (tanto arrivano prima, essendo
abituati a godere del panorama da tutt'altra...angolazione);
le moto più insolite e curiose, come le Naked e le Gran
Turismo; se ci sono, ma purtroppo sempre poche, le Enduro e
le Supermotard a precedere le borbottanti e vistose custom
e...per finire le "signore", regine del passato, perché le
ultime saranno sempre le prime e non dovranno "spremersi" le
gloriose bielle per mantenere il passo delle giovani
colleghe. Okay, abbiamo fatto la fila per l'iscrizione,
siamo morti dal caldo, domani dovrò rifare la frizione alla
moto...speriamo che almeno il pranzo ci ripaghi. Come per
tutto il resto, il ristorante che ospiterà questi poveri
piloti, provati nel corpo e nell'anima, dovrà essere
all'altezza dell'impegno previsto, meglio ancora se é
sovradimensionato come spazio: una volta entrati e poggiati
i rispettivi caschi sul classico pomolo della sedia, i vari
motociclisti non resisteranno alla tentazione di andare a
fare quattro chiacchiere con i colleghi seduti agli altri
tavoli, generando così un continuo alternarsi di "Scusi",
"Permesso", CREEEK (rumore di sedia spostata), "Grazie",
BOROBOBONK (rumore di casco che rotola per terra), "Porca
miseria il mio Foggy replica graffiato!!!"; di nuovo "Mi
scusi, non l'ho fatto apposta" e via di questo andazzo. Il
tutto fino alla prima portata che arriverà tra 10min, 20min,
30min, UN'ORA!!!...e il secondo?...chissà quando e quanto
(poco in genere)!!!. A questo punto l'unica cosa ben cotta a
puntino e servita in porzioni abbondanti é la fatidica
incazz....ra con frase di contorno: "Ma chi me l'ha fatto
fare!!?"; casco (graffiato!) nuovamente in testa, dito
sull'avviamento e...tanti saluti, a mai più rivederci. Ma
insomma, vale la pena oppure no di partecipare ai motoraduni?:
vi ho esposto sicuramente il caso peggiore; quindi se non si
trasformano, per disorganizzazione o eventi imprevisti, in
un "giorno di ordinaria follia", direi che la risposta é
affermativa: si fanno tante amicizie, ci si scambiano
pareri, consigli e le "dritte" sui difetti delle vostre
amate, a volte odiate e spesso desiderate moto (valutate
l'opportunità quando dovete acquistarne una e volete dei
pareri sulla stessa), a volte si conoscono i proprietari e
le fonti di ricambi altrimenti introvabili, ci sono i "tam
tam" sui meccanici, sui concessionari e la relativa
affidabilità...insomma c'é tutto il mondo che gira intorno
alla moto. Vanno però vissuti con lo spirito giusto,
soprattutto con la compagnia giusta, un poco di fortuna e...un
pizzico di "occhio lungo", che non guasta mai in queste
occasioni; ecco quindi le mie regole d'oro per un motoraduno
"sereno". Regola uno: "dal mattino si vede il giorno"; se
siete in gruppo fermatevi prima del luogo d'incontro e
mandate un paio di esploratori in missione di ricognizione,
naturalmente a piedi per evitare di ritrovarsi
"imbottigliati"; se gli stessi vedranno che il traffico
nella zona é già tutto intasato; che l'organizzazione é nel
pallone, con la "calca da ufficio postale romano nel giorno
di paga delle pensioni" allo stand delle iscrizioni e gli
addetti che si affannano a preparare i panini per le
colazioni "perché non ci si aspettava tutta questa gente",
in questo caso non aspettatevi nulla di buono per tutto il
resto del programma previsto...scegliete voi: o restate (ma
MUTI E RASSEGNATI!!!) o rimontate in moto e vi fate una
bella gita per i cavoli motociclistici vostri. Nel caso in
cui la vostra personale scelta ricada sulla seconda opzione,
forse qualcuno del gruppo comincerà a "frignare" perché ha
fame, gli duole il sederino e si é già stufato di stare in
moto; bene, da queste considerazioni nasce la... Regola due:
non andate mai ai motoraduni con gente che vive la moto in
modo troppo diverso da voi; é come andare in vacanza in un
appartamento diviso con altre persone: abitudini ed esigenze
diverse, spesso contrastanti, fanno rima con ferie sprecate
e amicizie a volte bruciate al ritorno dalle stesse. Se
siete pazienti, accomodanti e i Km non vi pesano, state alla
larga, soprattutto nei motoraduni che comunque richiedono un
minimo di spirito di adattamento, da queste "principesse sul
pisello sopra la sella" che si comprano la moto, ma poi non
sopportano distanze superiori di quelle che percorrono
normalmente per recarsi dalla casa al bar e ritorno
(tipicamente un chilometro) o che hanno i coccodrilli
perennemente affamati nello stomaco!!!. Regola tre: vivetelo
come un evento dal quale vi potete sganciare in qualsiasi
momento. Se non vi piace come vi fanno posteggiare le moto,
talmente ammucchiate da farvi stare con la pressione
sanguigna alle stelle per tutta la giornata a causa della
sindrome del "botto statico"; se i tizi dell'organizzazione
vi sembrano maleducati e scortesi oppure la stessa vi sembra
alquanto inefficente, a questo punto nessuno vi vieta di
fare dietro-front. Il vostro amico vi dice che ormai, vista
l'ora, non é il caso di andarsene, nonostante gli avete
spiegato le vostre giuste motivazioni?: fate voi;
personalmente, quando sono in compagnia di altri
motociclisti non polemizzo sulle loro impressioni e
apprensioni, cerco invece di capirle e assecondarle se le
ritengo giuste; altrimenti ognuno per la propria strada e
amici come prima alla prossima uscita insieme. Regola
quattro: se la vostra moto non é fornita di bauletto o
portapacchi portatevi uno zainetto, nel quale potrete
riporre, oltre alla macchinetta fotografica, gli eventuali
oggetti ricordo, gli omaggi degli sponsor (ai quali
ricorderei che per un motociclista portare appese dietro
alla schiena delle bottiglie di vetro, anche se contenenti
dell'ottimo vino, é potenzialmente pericoloso) e, se siete
fortunati, qualche premio di quelli normalmente messi in
palio per "quella che viene da più lontano", "la più
anziana" e così via.
Ecco cosa intendo dire quando parlo di motoraduni con le
persone giuste: questi ragazzi sono venuti da lontano per
trascorrere una manifestazione insieme al sottoscritto,
divorando Km e...porchetta di Ariccia a volontà; non
soddisfatti hanno voluto anche fare una gita extra. Cari
colleghi, questi sono i "veri" amici motociclisti ai quali
rivolgo tutto il mio rispetto, ammirazione e amicizia.
E' qui ritratto il grande "Duca Eugenio" (ne possiede
svariate!!!), durante il nostro primo incontro
motociclistico...
che Km dopo Km si é trasformato in un'ottima amicizia; i
motoraduni servono soprattutto a questo!!!.
A questo punto credo che lo abbiate capito da soli: non sono
un motoradunista ad oltranza; quando giro la chiave della
mia moto e sento la sua voce, il primo desiderio che si
affaccia nella mia mente é quello di andare, non quello di
ritrovarmi in una bolgia infernale che ha ben poco da
spartire con il mio modo di vivere le due ruote; tuttavia, e
per fortuna, ci sono le eccezioni...eccezionali, come quella
che vi racconterò nella prossima puntata, per le quali vale
sicuramente la pena di macinare centinaia di chilometri pur
di non mancare. A proposito di eccezioni eccezionali...,
proprio ieri (per la cronaca il 10/6/2001) sono stato ad un
grandioso motoraduno, uno dei pochi che a mio giudizio ha
meritato a pieni voti questo appellativo; si è svolto in
Toscana, presso il paese di S. Giovanni Valdarno: un pugno
di ragazzi in magliette nere ha dato vita alla loro prima
manifestazione rivelatasi talmente bella ed indimenticabile
da dare una bella "paga" ad altri raduni ben più blasonati
quanto usuali. Caratterizzata da un'organizzazione
impeccabile e da un sito magnifico, da un giro turistico
finalmente gagliardo e senza semafori...e da una folle
quanto spumeggiante simpatia (c'era persino un
"intrattenitore", munito di radiomicrofono, che potrebbe
dare i punti a un noto showman televisivo famoso per le note
pause di silenzio audio che ne caratterizzano lo spettacolo:
ciao Frankie, sei mitico), ma soprattutto c'era una grinta e
un voglia di "fare le cose fatte bene" coinvolgente e
rarissima in un panorama dove le iniziative, in questo caso
i motoraduni, vengono scandite più dall'abitudine che non
dalla passione; se il motociclismo è in grado di dare oggi e
domani delle sane emozioni, rinnovando nelle future
generazioni la nostra stessa voglia di andare in moto, il
merito va soprattutto a ragazzi come questi. Tommy, Frankie,
Cincio, Malleo, Bura, Mao, Andrew...e tutti gli altri dei
quali non ricordo il...soprannome: grazie e cento di questi
raduni!!!.
S. Giovanni Valdarno; I° Motoraduno STACCATA.Com...
...semplicemente indimenticabile!!!
Anno 2021: i miei secondi 20 anni di moto. Se in un giorno
di quel futuro dovesse avvicinarmi un ragazzo, che magari
indossa soltanto i jeans, una maglietta bianca e un paio di
Superga blu, ma reca un bel casco nell'incavo del gomito
come unica e vera testimonianza "che é uno dei nostri" e
dovesse chiedermi :"Ma come sono questi motoraduni?; io non
ci sono mai andato e volevo sapere...che cosa succede in
queste occasioni, se sono divertenti, se si stringono
amicizie. Sai, a me piacciono molto le moto, ma ho soltanto
una aeromoto Aprilia AirRace 250 ad idrogeno (siamo nel
futuro, chissà come saranno???) e non so se é...beh, diciamo
all'altezza"... "Innanzitutto presentiamoci (con relativa ed
importante stretta di mano: siamo uomini o caporali?).
Dunque, ci puoi trovare tutte le cose che hai appena detto
oppure no: provane qualcuno e decidi tu se ti piacciono o
meno; per quanto riguarda la tua "due getti non
all'altezza"...ti piace? ti ha mai deluso?...come, dici che
ci andresti in capo al mondo?...questo é quello che conta
della tua moto: che ti fa venire sempre la voglia di
viaggiare. Che poi siano italiane, europee o giapponesi; da
strada o da enduro; vecchie o nuove, queste sono soltanto
chiacchiere...a proposito, se sei così curioso c'é un
motoraduno grandioso proprio questa Domenica...é in
provincia di Arezzo e il gruppo si chiama Staccata.com: Il
sito lo trovi sulla rete InterNEURALnet, e se vuoi puoi
aggregarti a noi..." ...AVETE CAPITO RAGAZZI???...Con i miei
migliori auguri.
|