I miei primi 200.000Km

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Capitolo Ottavo max e eugenio
Passione ed incoscienza contro Iella e sfiga.
...Ripresi a lavorare dopo circa un mese di convalescenza; normalmente con la moto impiegavo più o meno mezz'ora per compiere il tragitto che separava la mia casa dall'ufficio: la prima mattina, complice una pioggia battente, impiegai un ora e mezza con l'automobile!!!. Dopo quattro mesi ero in piena crisi di nervi e di astinenza, finché non mi capitò sotto gli occhi l'annuncio per una Morini Kanguro 350 XE, la versione ammodernata della moto da me precedentemente posseduta. Più mi ripetevo che non dovevo vederla, più la voglia aumentava finché la vidi e...me ne innamorai; il resto lo potete immaginare: tra i rimproveri e gli ammonimenti del medico oculista, la rassegnazione vera dei miei e quella finta (anche a lei piaceva andare in moto) di Daniela, decisi di ricominciare seriamente il "viaggio" e...al diavolo tutto il resto; i fratelli Passione e Incoscienza colpirono duramente le sorelle Iella e Sfiga: quell'occhio non mi ha dato più problemi da allora. Accaddero però delle cose strane: quando mio padre mi accompagnò a prenderla e la vide, gli morirono in bocca tutti gli ammonimenti dei quali mi aveva rimpinzato durante il viaggio e, con un sorriso, disse che era veramente bella; giunti a casa, mentre mi accingevo a posteggiarla temporaneamente nel cortile della nostra casa del quartiere Don Bosco, mia madre si affacciò dalla finestra sita al settimo piano: mi aspettavo una sequela di gestacci minacciosi, invece mi salutò e scese immediatamente a vederla. I colori predominanti della moto erano il rosso e il blu mentre la sella, a causa di un errore del tappezziere al quale il vecchio proprietario ne aveva commissionato il rifacimento, era nera; quando mia madre la vide, di sua spontanea volontà acquistò della similpelle blu, mi fece smontare la sella e la rivestì eseguendo un lavoro del quale rimasi incredulo...chi l'avrebbe mai detto, da mia madre che odiava le moto!!!. Arrivò anche Daniela e...siccome non c'è due senza tre, ebbi il terzo sbalordimento della giornata: la guardò, con mio stupore fece scorrere lo sguardo dal manubrio alla sella e sussurrò "E' stupenda, me l'avevi detto che era bella ma non pensavo fino a questo punto!". Certo, tutto questo può indurre un sorriso beffardo, ma andò proprio così: mio padre mi confessò, qualche tempo dopo, che alla fine lui e mia madre convennero nell'ammettere che la moto non era poi tutto questo "diavolo terribile" e che in fondo erano felici quando la sera, con Daniela sulla moto e al rientro dalle nostre scorribande, mi aspettavano affacciati sul balcone e ci scambiavamo un saluto; di conseguenza la ripresa di questa consuetudine gli fece piacere. Caro vecchio Silvio: era il simpatico proprietario del negozio di Modellismo dove usualmente effettuavo i miei acquisti; il suo non era un negozio dove entravi, pagavi e te ne "dovevi andare di corsa"...tutt'altro!; somigliava di più ad un circolo ricreativo dove si potevano scambiare consigli e pareri, proprio come in un Motoclub. Appena mi rivide dopo l'incidente la "ramanzina" fu inevitabile:"Ve lo dico sempre a voi giovanotti sbadati e irruenti: questo é un bellissimo hobby che va fatto con le dovute precauzioni, una delle quali é indossare sempre degli occhiali di sicurezza quando le eliche dei modelli sono in movimento e, soprattutto, mai farsi trovare nel loro piano di rotazione perché se si spezzano..." e via per circa una buona oretta di giustissime prediche. La sicurezza é un principio essenziale e indispensabile, da osservare e praticare in tutte le discipline, sportive e non, dalle quali possono derivare rischi più o meno grandi; nel caso del motociclismo la stessa e il divertimento vanno di pari passo, quindi deve essere applicata al mezzo e al pilota e, soprattutto, é da considerarsi un dovere nei confronti di noi stessi, di chi sale in sella come passeggero e di chi usa la strada come noi; detto questo...buone pieghe, salti e derapate!!!. Per la moto la fonte di sicurezza fondamentale é composta dalla triade gomme-freni-sospensioni: tre elementi strettamente correlati tra loro dove la deficienza di uno vanifica l'efficacia degli altri; andiamo quindi a dargli un'occhiata più dettagliata. Le gomme sono il contatto tra il mezzo e l'asfalto, tutta la faccenda ruota intorno a questi pochi centimetri quadrati: controllatene periodicamente la pressione di gonfiaggio tassativamente a freddo, che deve essere, a mia esperienza, corrispondente a quella indicata dal costruttore della moto (salvo gli errori di stampa sul libretto di uso e manutenzione!), la quale varia a seconda delle situazioni di carico del mezzo (pilota, pilota più passeggero, presenza o meno di bagagli) per mantenere costante l'impronta a terra del pneumatico; verificatene periodicamente l'usura e gli eventuali danni sulla carcassa: se sono presenti dei profondi tagli o abrasioni procedete alla sostituzione delle stesse, senza indugiare e lesinare sulla spesa: acquistatele sempre di marca, nelle misure corrette e soprattutto omologate per le prestazioni velocistiche della vostra moto. Alcune gomme sembrano non consumarsi mai, ma presentano delle piccolissime crepe diffuse sui fianchi delle stesse: in realtà si sono "indurite" a causa del tempo e degli agenti atmosferici e proprio per questo motivo non garantiscono la corretta aderenza (sul bagnato e sulla segnaletica stradale orizzontale sono vere e proprie saponette!). In caso di foratura di un pneumatico tubeless, mai e poi mai utilizzare una camera d'aria per la sua riparazione (esistono dei kit appositi): quest'ultime esplodono se eccessivamente sollecitate dall'incontro con una buca o per surriscaldamento; il tubeless al contrario si sgonfia più o meno lentamente limitando gli scompensi nell'assetto, altrimenti improvvisi e violenti, e dandovi dei preziosissimi margini di tempo e di manovra per fermarvi. Le gomme non devono sostare a lungo su superfici umide, esposte alla luce solare e/o con il peso della moto che grava sempre sullo stesso punto: interponete tra loro e il pavimento una tavola in legno, la quale deformandosi sotto l'azione del peso e traspirando l'umidità le preserva da un precoce logorio; inoltre se prevedete un lungo periodo di inattività sgonfiatele parzialmente, in maniera tale che il peso della moto gravi su una superficie del pneumatico maggiore, limitandone così le deformazioni; naturalmente la presenza del cavalletto centrale o di una coppia degli stessi adibita allo stazionamento, sono quanto di più desiderabile. Una calda raccomandazione a terminare il discorso delle gomme, forse brutale ma sicuramente esplicita: NULLA SULLA VOSTRA MOTO E' COSÌ IMPORTANTE; pertanto il vostro "calzolaio" deve essere assai competente e coscienzioso, meglio ancora se specializzato nel settore motociclistico e... motociclista lui stesso: dal suo lavoro dipenderà il comportamento della vostra belva quando aprirete il gas per scaricare i cavalli a terra e trasformare l'orizzonte in un cuneo sempre più appuntito o quando deciderete di utilizzare l'asfalto per radervi la barba con delle pieghe al cardiopalma (non so se mi spiego!!!); quindi, se andate da un gommista e questo comincia a cercare pezzi di legno e chincaglierie varie, grattandosi contemporaneamente la nuca, per tenere sollevata la vostra amata perché non ha i cavalletti, dovete assolutamente scappare via il più lontano e il più velocemente possibile, anche se lo stesso vi avrebbe venduto le gomme ad un prezzo vantaggioso!...a proposito: quando dovete sostituire le "scarpe" portate con voi del grasso apposito, controllate lo stato dei cuscinetti e dei mozzi delle ruote, quindi ingrassateli abbondantemente. I freni devono essere anch'essi curati per ovvii motivi: controllate periodicamente lo stato di usura dei dischi, delle pasticche e degli eventuali freni a tamburo; i primi devono presentare un consumo omogeneo lungo tutta la pista frenante e il loro spessore non deve scendere oltre un certo limite minimo indicato dalle case costruttrici, pena un precoce surriscaldamento in frenata che ne diminuisce drasticamente le prestazioni e ne deforma in modo irreversibile la planarità della superficie; le seconde sono fornite di due "dentini", situati alle due estremità del supporto metallico, che permettono di valutarne immediatamente lo stato di usura: man mano che il materiale di attrito si consuma i suddetti dentini si avvicinano alla superficie dei dischi fino a toccarli e a farli "fischiare" (NON dovete arrivare a questo punto: cambiatele prima!!!). Molto importante é la sostituzione periodica dell'olio idraulico il quale é fortemente igroscopico, ovvero assorbe l'umidità ambientale perdendo le sue caratteristiche originarie; per lo stesso motivo utilizzatelo soltanto "fresco di giornata" e non avanzato da rabbocchi effettuati chissà quanti mesi prima; stesso discorso per le tubazioni del circuito frenante, da sostituire possibilmente con quelle di tipo aeronautico, che con il tempo tendono ad ammorbidirsi e a dilatarsi sotto l'azione della pressione interna dell'olio quando viene sollecitato dalla pompa (effetto polmone), sprecando energia che altrimenti sarebbe convertita in ulteriore forza premente delle pasticche sui dischi. Esistono dei kit di revisione per le pompe e per le pinze dei freni, non costano molto e ne consiglio vivamente l'impiego se si denota un calo prestazionale degli stessi (ogni tanto preoccupiamoci di fermarli 'sti missili, invece di renderli sempre più veloci). Per ultime, ma non meno importanti, sono le sospensioni. Esse cercano di contrastare tutti gli eventi che vanno a turbare l'equilibrio dinamico per il quale la vostra moto é stata progettata, permettendo così di mantenerne inalterate le caratteristiche (quote ciclistiche) di controllabilità entro dei limiti di sicurezza e conciliandole con l'esigenza di rendere la stessa più o meno confortevole, e qui trovare il giusto equilibrio é veramente difficile perché il rigore e la precisione di guida non si conciliano affatto con la comodità: ad ognuno la sua moto e dopo...niente lamentele per le chiappe e i polsi dolenti!!!. Anche l'olio delle sospensioni, con il tempo e l'uso, perde le sue caratteristiche fluido-meccaniche; va pertanto sostituito periodicamente come descritto dal manuale di uso e manutenzione. I meccanismi nei quali sono infulcrati il forcellone, i leveraggi e l'ammortizzatore stesso vanno periodicamente puliti ed ingrassati (a volte sono presenti gli attacchi per le pistole ingrassatrici): quando per la prima volta ho eseguito queste operazioni su una delle mie moto ho potuto apprezzare un notevolissimo miglioramento nella fluidità del movimento delle sospensioni. Una perdita di olio é subito identificabile nello strato di unto impolverato che si forma sugli steli delle forcelle e dell'ammortizzatore: questo é il danno più ricorrente, che richiede lo smontaggio e la revisione della sospensione; valutate una possibile variazione della viscosità dell'olio, l'acquisto di un kit di elaborazione oppure la sostituzione dell'unità con un'altra più performante se la precedente non vi soddisfaceva; la scelta di una di queste tre opzioni é strettamente personale e dipende pesantemente dalle possibilità economiche. Un ultima considerazione: le sospensioni pluriregolabili vanno "smanettate" con cautela e con cognizione di causa ma...se proprio avete quella curiosità insaziabile, della quale confido siate tutti dotati, che vi condanna ad un eterno "prurito" nelle mani, procuratevi un testo specializzato nel quale siano spiegate le correlazioni tra le regolazioni e gli effetti conseguenti, quindi mettetevi calmi e segnatevi su un foglio i "click" che farete, in modo tale da poter tornare indietro da quei meandri oscuri e labirintici dello "Zen e l'arte della regolazione delle sospensioni"...buon divertimento!!!. Per quanto riguarda la sicurezza del pilota e del passeggero, questa non é mai abbastanza. L'aspetto fondamentale é il casco: alcuni asseriscono che i danni riportati in caso di caduta non riguardano soltanto la testa, e questo é verissimo, auspicando così in un'abolizione della sua obbligatorietà, e questa é un'idiozia; bisogna ricordare sempre che la stessa é il "computer" centrale che governa tutto il resto, ovvero le numerose "periferiche" delle quali il nostro corpo é meravigliosamente dotato: guasto il primo le seconde diventano inservibili. Preferibile un modello integrale e di colore chiaro, pena l'ebollizione estiva del vostro cervello, che protegge tutta la zona anteriore del cranio più propriamente chiamata "massiccio facciale" (é la prima parte, ed anche la più delicata, che subisce traumi in caso di urto frontale); deve essere sfoderabile per permetterne la pulizia interna, provvisto di prese di aerazione e con la visiera che deve essere rigorosamente a tenuta d'aria, pena una miriade di sibili e spifferi odiosi, quest'ultimi anche dannosi per i "seni facciali", ovvero le cavità naturali presenti nella parte anteriore del cranio con lo scopo di renderlo più leggero (altro che Ergal e Carbonio!!!), le quali possono infiammarsi con l'aria fredda dando origine a dolorosissime sinusiti e nevralgie. Le calotte sono costruite in policarbonato in materiali compositi: entrambe sono omologate per sopportare le stesse sollecitazioni (controllatene sempre l'esistenza, comprovata da una targhetta con sopra stampata una "E" seguita da un numero) ma differiscono nel peso complessivo a favore dei secondi e nel costo, a favore dei primi; se avete problemi con il tratto cervicale della colonna vertebrale (indolenzimento e/o "torcicollo" dopo le lunghe trasferte) un peso minore può esservi d'aiuto. Consigli per l'acquisto?: prima di tutto parlatene con i colleghi motociclistici, i migliori collaudatori, e fatevi consigliare; al momento dell'acquisto dovete controllare che il casco, una volta indossato ed allacciato, non vi "scivoli" sulla testa, ovvero l'uno e l'altra devono diventare un corpo unico, ma senza darvi un senso di "compressione" alla stessa; date un occhiata al meccanismo di sgancio e a quello di apertura/chiusura della visiera: il primo deve essere comodo da azionare anche indossando i guanti e soprattutto sicuro, altrimenti il casco volerà via al primo impatto vanificando la sua presenza; il secondo deve essere di fattura solida, altrimenti a forza di sostituire le visiere graffiate si danneggerà fino a farle letteralmente volare via obbligandovi, magari sotto un diluvio, a doverne fare a meno. Non verniciate il vostro casco e non lavatelo con dei solventi aggressivi, tanto meno la visiera: si danneggiano irrimediabilmente, soprattutto il casco che può perdere la sua solidità strutturale rivelandovelo solo...nel momento del bisogno; se i moscerini sono la vostra dannazione, ecco un trucchetto semplice semplice che può essere utilizzato anche per i cupolini: prendete un panno inumidito con l'acqua e appoggiatecelo sopra per qualche ora, gli ospiti indesiderati si ammorbidiranno e si staccheranno successivamente in un ...batter d'ali. Il casco non ha una data di scadenza come i medicinali, tanto per intenderci, però é da considerarsi "monouso", come un altro tipo di "casco" (non motociclistico!!!) che salvaguarda chi lo indossa da possibili guai grossi: in seguito ad un forte urto o quando la calotta interna si é fortemente deformata, facendolo "sciacquare" sulla nostra testa, va sostituito. Anche il corpo vuole la sua protezione, quindi va protetto con un abbigliamento adeguato (anch'esso preferibilmente di colore chiaro); ce ne sono di tutti i tipi, per tutti i gusti e per tutte le tasche, ma il dubbio principale nasce nella scelta tra l'abbigliamento in pelle o in tessuto, oppure se composto da giacca e pantaloni separati, da tute divisibili o "monopezzo": io ho provato entrambi i materiali ed entrambi hanno i loro pregi e difetti; di conseguenza a voi gli uni, gli altri e la relativa scelta, da compiere soprattutto in base all'utilizzo finale che ne farete; importante é inoltre la presenza delle protezioni situate nei punti vitali come le articolazioni presenti nel corpo. La pelle é innegabilmente più resistente al tempo, agli agenti atmosferici, alle abrasioni ed é facilmente riparabile; é fortemente impermeabile all'acqua e all'aria ed ha il grande pregio di non "svolazzare"; per contro é più pesante del tessuto (svariati etti in più nel caso di una giacca) ed é delicata per quanto riguarda la pulizia; vista la sua connotazione prettamente sportiva, un capo di pelle normalmente non prevede tutti quegli scomparti capienti ed utilissimi nell'uso di tutti i giorni e nel turismo; per finire é più costosa. I capi in tessuto sono maggiormente traspiranti e quindi più freschi con il caldo estivo; sono molto versatili per quanto riguarda l'uso sportivo/turistico meno esasperato, grazie ai numerosissimi scomparti e alla possibilità di staccarne le maniche e l'imbottitura rendendoli di fatto "ognitempo"; non sono però resistenti, aderenti ed impermeabili come la pelle; inoltre, con il passare dei Km sotto l'azione del sole, scoloriscono inevitabilmente. I guanti sono un accessorio indispensabile, vista la delicatezza e la notevole importanza che quest'arto riveste nella nostra vita quotidiana: devono quindi avere le dovute protezioni per le numerose articolazioni e contemporaneamente permettere alla mano di "sentire" ciò che impugna senza "ingannarne i sensi"; anche loro, come il casco, devono calzare perfettamente ma senza obbligare a posizioni innaturali e tanto meno "strozzare" il polso, pena il continuo formarsi di fastidiosi "formicolii" alle mani. Gli stivali, da pista o da turismo, devono essere provati attentamente e inserendovi l'eventuale pantalone o tuta: una volta chiusi i dispositivi di ritenuta non devono assolutamente stringere i polpacci: le cosiddette "stasi venose" (forte rallentamento del flusso sanguigno dovuto ad una "strozzatura" delle stesse) degli arti inferiori sono alquanto dannose, soprattutto per coloro che soffrono come me di vene varicose; chiaramente queste possono verificarsi soltanto in particolari condizioni come appunto uno stivale eccessivamente stretto nella zona del polpaccio, la predisposizione fisica, ore e ore passate in moto senza mai scendere e camminare per qualche minuto e/o una situazione di forte riscaldamento locale, tipo le interminabili code estive con il motore in ebollizione che soffia l'aria calda sulle gambe, dilatandone le vene e rendendo difficile la risalita del sangue al cuore. Gli altri numerosi accessori come il paraschiena, le golette, i sottocaschi ecc. sono tutti utilissimi, specialmente per chi utilizza la moto nella stagione fredda; possono inoltre sopperire ai piccoli difetti degli altri componenti dell'abbigliamento del motociclista: il paraschiena, oltre a sostenere il sollecitato tratto lombare della nostra colonna, lo ripara da eventuali "spifferi" tra la giacca e i pantaloni (leggi: mal di schiena); la goletta e il sottocasco possono sopperire agli stessi provenienti dalla visiera del casco e dalla "terra di nessuno" situata tra lo stesso e il collo chiuso della giacca...a voi la scelta. Qualche consiglio per il lavaggio: la pelle la pulisco con una spugna inumidita di acqua tiepida con qualche goccia di Sapone di Marsiglia liquido, dopodiché lascio il tutto ad asciugare bene all'ombra per poi passare un leggerissimo velo di grasso nutritivo per pellame, tipo quello dedicato alle calzature: il tutto torna come nuovo con una morbidezza inaspettata. Per i capi in tessuto uso il lavaggio a mano, sempre in acqua tiepida e con lo stesso sapone, lasciandoli prima in ammollo per circa un'oretta e avendo cura poi di non sfregare troppo le parti pena la perdita del trattamento impermeabilizzante. Per entrambi i casi una raccomandazione: non aspettate che il vostro abbigliamento si riduca ad un ricettacolo di smog, grasso vario e insetti prima di decidervi a pulirlo: il Sole ha un effetto "fissativo" sullo sporco e dopo avrete bisogno di un centro di decontaminazione nucleare per lavarlo. Non vorrei essere stato frainteso per un fatalista, a causa dei riferimenti clinici che mi sono permesso di esporre in correlazione all'abbigliamento, ma gli stessi mi sono stati esposti da un medico sportivo e motociclista, appositamente "intervistato" per questa puntata; d'altronde, se ambite a diventare dei "motociclisti per tutta la vita", un minimo di salutare prevenzione non guasta mai!!!. Una piccola riflessione, scaturita dai numerosi "vaneggiamenti" che ho sentito e continuo a sentire in giro: non dovete farvi condizionare da quello che il prossimo può pensare o dire di voi quando vi mettete una tuta o quando vi "corazzate" per la pratica del fuoristrada; l'abbigliamento altamente tecnico non é d'obbligo soltanto per chi vive la moto a livello agonistico: i pericoli che insidiano il motociclista comune, in strada e fuori, sono ben più gravi e frequenti di quelli presenti nei circuiti, per cui chi immette l'aria al proprio corpo farfallato da 50mm senza azionare la centralina é un ignorante in materia e va trattato come tale; i tempi delle "sparate" in ciabatte, pantaloncini e maglietta con relativi capelli al vento erano bellissimi ma alquanto pericolosi, anche se devo ammettere che "una tantum" me li concedo ancora ma nei modi e nei posti giusti. Un'ultima considerazione per quanto riguarda la vostra moto: quelli precedentemente analizzati sono gli aspetti fondamentali che ne determinano la sicurezza di marcia, ma sulla vostra amata ogni particolare va tenuto d'occhio, revisionato e riparato in caso di avaria: l'ho detto, lo ripeto e lo ripeterò fino alla nausea, ma in equilibrio su pochi centimetri di pneumatico che sorreggono magari un mostro da 300Kmh con una mandria di cavalli a disposizione ci siete voi, con tutta l'adrenalina, il ginocchio a terra e il divertimento alle stelle (con a volte l'anteriore!!!) che vi accompagna. Durante la "rinascita" della mia pratica motociclistica iniziai a nutrire un certo interesse per una forma di aggregazione motociclistica a me sconosciuta; leggevo sulle riviste specializzate gli articoli dedicati e ne sentivo parlare mentre "origliavo" le discussioni dei motociclisti "più grandi" con immensa curiosità, pensando a chissà quale mondo elevato e irraggiungibile appartenessero queste manifestazioni. Un bel giorno, mentre mi trovavo in una concessionaria di moto a sognare ad occhi aperti, vidi due tizi vestiti con tuta, stivali da pista e relative moto da sballo che chiacchieravano proprio sull'argomento in questione; timidamente mi avvicinai e, dopo aver reso omaggio alle fiammanti signore, chiesi loro:"Ma come sono questi motoraduni?; io non ci sono mai andato e volevo sapere...". I due si guardarono negli occhi sgranandoli e sorridendo mi risposero:"Ma che motociclista sei se ancora non hai mai girato un motoraduno?!". Naturalmente li ringraziai come si conveniva per una tale preziosissima risposta, ma per la prima volta in vita mia potei stringere la mano ad un microbo, talmente mi ero rimpicciolito per la vergogna!!!. I motoraduni...beh, non si saprà mai in che cosa consiste tale evento se non vi si partecipa. La formula in genere è sempre la stessa: appuntamento per la colazione, giro turistico per le località più interessanti della zona, pranzo con premiazioni varie e...arrivederci alla prossima edizione. Ma allora sono tutti uguali?: la risposta é no, non sono tutti uguali, ma spesso sono troppo simili e quindi ripetitivi e noiosi, ma questa è una mia opinione strettamente personale valida soprattutto per gli eventi organizzati dai motoclub ufficiali, con il patrocinio della FMI, i quali si trovano in una specie di "limbo" tranquillo e collaudato, ma proprio per questo motivo sono spesso privi di novità e di idee fresche. Devo quindi precisare che i migliori e i peggiori in assoluto sono stati sempre quelli appartenenti alla categoria amatoriale, a causa della buona dose di imprevedibilità e di iniziativa personale che li caratterizzano (le migliori idee appartengono alle singole persone, non alle associazioni che molte volte le soffocano per motivi discutibili...e spesso personali). Rivestono notevole importanza l'organizzazione e il sito: spesso sono loro a fare la differenza; a volte lo stesso motoraduno riesce meravigliosamente o si rivela un fiasco totale a distanza di una sola edizione, tipicamente un anno, a causa del cambiamento di uno dei due fattori. L'organizzazione e il suo entusiasmo ha un ruolo chiave nella gestione dell'evento, fin dalla pubblicità che viene fatta con un certo preavviso: la stessa deve essere tassativamente proporzionata alla recettività del luogo e alla bontà delle strutture chiamate in causa ad accogliere la manifestazione; non c'è niente di più fastidioso nell'accalcare le moto una sull'altra, rendendone difficile la visione da parte dei visitatori e dei partecipanti stessi i quali, molte volte, sono dissuasi dall'esporre le proprie cavalcature per il timore di probabili danneggiamenti, soprattutto nel caso delle moto d'epoca. Per lo stesso motivo é fondamentale la scelta oculata della tipologia del sito, che a mia esperienza di utente risultano essere una piazza o un ampio parcheggio: questi possiedono numerose vie di passaggio utili sia per i partecipanti che affluiscono durante tutta la mattinata, trovandosi a condurre le proprie moto in mezzo a numerosi pedoni, che per i visitatori stessi i quali non dovranno continuamente subire "colpi" di clackson o urti vari ad ogni passo, facilitandone inoltre il ritiro al momento della partenza delle moto per il consueto giro turistico. Importantissimo, e troppe volte sottovalutato, il fattore "immagine" che inevitabilmente si viene a dare del motociclista alla popolazione locale; se si blocca il traffico in un centro cittadino o in un quartiere a causa di una cattiva valutazione dell'affluenza e della capienza del sito, o più semplicemente non si pensa a dotare il posto di numerosi raccoglitori per l'immondizia, come mi è capitato in vari posti, state pur tranquilli che la suddetta popolazione marchierà a fuoco i motociclisti come la peggiore razza di inquinatori acustici, atmosferici, maleducati e "sozzoni"; non lamentiamoci poi se i permessi necessari verranno negati dalle amministrazioni competenti alle richieste successive di motoraduni!!!. Ma adesso andiamo a vedere nelle prossime pagine qualche fotografia, tanto per capire dal vivo che cosa accade durante queste manifestazioni...
 



Ecco come si presenta un motoraduno "intelligente": al centro della piazza ci sono gli stands numerosi (ovvero esenti da code), adibiti alle iscrizioni e alla consegna dei gadgets, mentre l'anello stradale viene utilizzato come ampio posteggio e luogo di manovra.


Ecco un piccolo esempio del passato

...del presente e del futuro della moto. Come Marilyn Monroe e Rita Haiywort queste "divine" sono entrate di fatto nella leggenda del motociclismo, anche se magari hanno soltanto pochi mesi di vita. Sicuramente i raduni sono un ottimo momento per rinfrescare la memoria degli appassionati e ammirare questi gioielli!!!.

Osservate la data di immatricolazione!!!. Ne avrebbe di storie da raccontare, se soltanto potesse parlare: porta in giro i tristi ricordi della II Guerra Mondiale, ma anche la passione, la cura, il sudore, le speranze e i sogni di un nonno, un padre e un figlio di una stessa famiglia. La targa é il giusto quanto simbolico riconoscimento di questa veterana della strada.

E' buona norma lasciare dei passaggi tra le moto affiancate: non se ne dovranno superare decine per andare a vedere se il loro "sedere"...é bello quanto il resto.

Andare ad un motoraduno é anche una buona occasione per ritrovarsi tra amici, divorando insieme e in allegria Km e benzina(sigh!).

Provoca un'emozione irripetibile essere lì, quando però tutto fila liscio...provate a chiudere gli occhi e immaginare quel rombo cupo che sta scuotendo la strada sotto i vostri piedi!!!

Quando invece nulla fila liscio: una inaspettata affluenza di 1500 moto ha trasformato questa manifestazione in un inferno.
 


Il personale di servizio e i relativi stands adibiti alla ricezione per le iscrizioni, l'eventuale distribuzione di colazioni e di gadgets, devono essere anch'essi proporzionati alle previsioni di affluenza e collocati con intelligenza e funzionalità nell'ambito della manifestazione, pena un immediato insuccesso della stessa con relativa mancanza di adesioni alla successiva edizione: non c'é niente di peggio da proporre a un motociclista di una fila da fare dopo svariati Km in sella, con gli stivali ai piedi, il giubbotto legato ad un braccio e il casco con dentro i guanti (che cadono sempre!!!) legato all'altro, in una giornata di canicola estiva, per poi compiere alla fine di tutto questo varie acrobazie per tirare fuori il portafoglio e pagare; come arriva e sente nell'aria odore di tutto questo, spesso gira il manubrio, ingrana la prima e tanti saluti al motoraduno. Il giro turistico deve essere studiato in maniera tale che possa garantire la dovuta sicurezza oltre al divertimento: non si possono far passare "serpentoni" di centinaia di moto lungo strade ad una sola corsia per senso di marcia costellate di incroci e semafori, trasformando 10 Km di strade magari bellissime in una lenta agonia di "stop and go" con il motore che ti ribolle in mezzo alle gambe e tutti i rischi che un tale stato d'animo generale comporta, come sorpassi azzardati e brusche frenate; un'idea potrebbero essere delle partenze "a staffetta" di piccoli gruppi magari divisi per tipologia di moto, simpaticamente accompagnati da un commento audio che ne descrive le caratteristiche salienti alla popolazione presente "non addetta ai lavori": un bel gruppo di ipersportive come prime (tanto arrivano prima, essendo abituati a godere del panorama da tutt'altra...angolazione); le moto più insolite e curiose, come le Naked e le Gran Turismo; se ci sono, ma purtroppo sempre poche, le Enduro e le Supermotard a precedere le borbottanti e vistose custom e...per finire le "signore", regine del passato, perché le ultime saranno sempre le prime e non dovranno "spremersi" le gloriose bielle per mantenere il passo delle giovani colleghe. Okay, abbiamo fatto la fila per l'iscrizione, siamo morti dal caldo, domani dovrò rifare la frizione alla moto...speriamo che almeno il pranzo ci ripaghi. Come per tutto il resto, il ristorante che ospiterà questi poveri piloti, provati nel corpo e nell'anima, dovrà essere all'altezza dell'impegno previsto, meglio ancora se é sovradimensionato come spazio: una volta entrati e poggiati i rispettivi caschi sul classico pomolo della sedia, i vari motociclisti non resisteranno alla tentazione di andare a fare quattro chiacchiere con i colleghi seduti agli altri tavoli, generando così un continuo alternarsi di "Scusi", "Permesso", CREEEK (rumore di sedia spostata), "Grazie", BOROBOBONK (rumore di casco che rotola per terra), "Porca miseria il mio Foggy replica graffiato!!!"; di nuovo "Mi scusi, non l'ho fatto apposta" e via di questo andazzo. Il tutto fino alla prima portata che arriverà tra 10min, 20min, 30min, UN'ORA!!!...e il secondo?...chissà quando e quanto (poco in genere)!!!. A questo punto l'unica cosa ben cotta a puntino e servita in porzioni abbondanti é la fatidica incazz....ra con frase di contorno: "Ma chi me l'ha fatto fare!!?"; casco (graffiato!) nuovamente in testa, dito sull'avviamento e...tanti saluti, a mai più rivederci. Ma insomma, vale la pena oppure no di partecipare ai motoraduni?: vi ho esposto sicuramente il caso peggiore; quindi se non si trasformano, per disorganizzazione o eventi imprevisti, in un "giorno di ordinaria follia", direi che la risposta é affermativa: si fanno tante amicizie, ci si scambiano pareri, consigli e le "dritte" sui difetti delle vostre amate, a volte odiate e spesso desiderate moto (valutate l'opportunità quando dovete acquistarne una e volete dei pareri sulla stessa), a volte si conoscono i proprietari e le fonti di ricambi altrimenti introvabili, ci sono i "tam tam" sui meccanici, sui concessionari e la relativa affidabilità...insomma c'é tutto il mondo che gira intorno alla moto. Vanno però vissuti con lo spirito giusto, soprattutto con la compagnia giusta, un poco di fortuna e...un pizzico di "occhio lungo", che non guasta mai in queste occasioni; ecco quindi le mie regole d'oro per un motoraduno "sereno". Regola uno: "dal mattino si vede il giorno"; se siete in gruppo fermatevi prima del luogo d'incontro e mandate un paio di esploratori in missione di ricognizione, naturalmente a piedi per evitare di ritrovarsi "imbottigliati"; se gli stessi vedranno che il traffico nella zona é già tutto intasato; che l'organizzazione é nel pallone, con la "calca da ufficio postale romano nel giorno di paga delle pensioni" allo stand delle iscrizioni e gli addetti che si affannano a preparare i panini per le colazioni "perché non ci si aspettava tutta questa gente", in questo caso non aspettatevi nulla di buono per tutto il resto del programma previsto...scegliete voi: o restate (ma MUTI E RASSEGNATI!!!) o rimontate in moto e vi fate una bella gita per i cavoli motociclistici vostri. Nel caso in cui la vostra personale scelta ricada sulla seconda opzione, forse qualcuno del gruppo comincerà a "frignare" perché ha fame, gli duole il sederino e si é già stufato di stare in moto; bene, da queste considerazioni nasce la... Regola due: non andate mai ai motoraduni con gente che vive la moto in modo troppo diverso da voi; é come andare in vacanza in un appartamento diviso con altre persone: abitudini ed esigenze diverse, spesso contrastanti, fanno rima con ferie sprecate e amicizie a volte bruciate al ritorno dalle stesse. Se siete pazienti, accomodanti e i Km non vi pesano, state alla larga, soprattutto nei motoraduni che comunque richiedono un minimo di spirito di adattamento, da queste "principesse sul pisello sopra la sella" che si comprano la moto, ma poi non sopportano distanze superiori di quelle che percorrono normalmente per recarsi dalla casa al bar e ritorno (tipicamente un chilometro) o che hanno i coccodrilli perennemente affamati nello stomaco!!!. Regola tre: vivetelo come un evento dal quale vi potete sganciare in qualsiasi momento. Se non vi piace come vi fanno posteggiare le moto, talmente ammucchiate da farvi stare con la pressione sanguigna alle stelle per tutta la giornata a causa della sindrome del "botto statico"; se i tizi dell'organizzazione vi sembrano maleducati e scortesi oppure la stessa vi sembra alquanto inefficente, a questo punto nessuno vi vieta di fare dietro-front. Il vostro amico vi dice che ormai, vista l'ora, non é il caso di andarsene, nonostante gli avete spiegato le vostre giuste motivazioni?: fate voi; personalmente, quando sono in compagnia di altri motociclisti non polemizzo sulle loro impressioni e apprensioni, cerco invece di capirle e assecondarle se le ritengo giuste; altrimenti ognuno per la propria strada e amici come prima alla prossima uscita insieme. Regola quattro: se la vostra moto non é fornita di bauletto o portapacchi portatevi uno zainetto, nel quale potrete riporre, oltre alla macchinetta fotografica, gli eventuali oggetti ricordo, gli omaggi degli sponsor (ai quali ricorderei che per un motociclista portare appese dietro alla schiena delle bottiglie di vetro, anche se contenenti dell'ottimo vino, é potenzialmente pericoloso) e, se siete fortunati, qualche premio di quelli normalmente messi in palio per "quella che viene da più lontano", "la più anziana" e così via.
 


Ecco cosa intendo dire quando parlo di motoraduni con le persone giuste: questi ragazzi sono venuti da lontano per trascorrere una manifestazione insieme al sottoscritto, divorando Km e...porchetta di Ariccia a volontà; non soddisfatti hanno voluto anche fare una gita extra. Cari colleghi, questi sono i "veri" amici motociclisti ai quali rivolgo tutto il mio rispetto, ammirazione e amicizia.

E' qui ritratto il grande "Duca Eugenio" (ne possiede svariate!!!), durante il nostro primo incontro motociclistico...

che Km dopo Km si é trasformato in un'ottima amicizia; i motoraduni servono soprattutto a questo!!!.
 



A questo punto credo che lo abbiate capito da soli: non sono un motoradunista ad oltranza; quando giro la chiave della mia moto e sento la sua voce, il primo desiderio che si affaccia nella mia mente é quello di andare, non quello di ritrovarmi in una bolgia infernale che ha ben poco da spartire con il mio modo di vivere le due ruote; tuttavia, e per fortuna, ci sono le eccezioni...eccezionali, come quella che vi racconterò nella prossima puntata, per le quali vale sicuramente la pena di macinare centinaia di chilometri pur di non mancare. A proposito di eccezioni eccezionali..., proprio ieri (per la cronaca il 10/6/2001) sono stato ad un grandioso motoraduno, uno dei pochi che a mio giudizio ha meritato a pieni voti questo appellativo; si è svolto in Toscana, presso il paese di S. Giovanni Valdarno: un pugno di ragazzi in magliette nere ha dato vita alla loro prima manifestazione rivelatasi talmente bella ed indimenticabile da dare una bella "paga" ad altri raduni ben più blasonati quanto usuali. Caratterizzata da un'organizzazione impeccabile e da un sito magnifico, da un giro turistico finalmente gagliardo e senza semafori...e da una folle quanto spumeggiante simpatia (c'era persino un "intrattenitore", munito di radiomicrofono, che potrebbe dare i punti a un noto showman televisivo famoso per le note pause di silenzio audio che ne caratterizzano lo spettacolo: ciao Frankie, sei mitico), ma soprattutto c'era una grinta e un voglia di "fare le cose fatte bene" coinvolgente e rarissima in un panorama dove le iniziative, in questo caso i motoraduni, vengono scandite più dall'abitudine che non dalla passione; se il motociclismo è in grado di dare oggi e domani delle sane emozioni, rinnovando nelle future generazioni la nostra stessa voglia di andare in moto, il merito va soprattutto a ragazzi come questi. Tommy, Frankie, Cincio, Malleo, Bura, Mao, Andrew...e tutti gli altri dei quali non ricordo il...soprannome: grazie e cento di questi raduni!!!.
 



S. Giovanni Valdarno; I° Motoraduno STACCATA.Com... ...semplicemente indimenticabile!!!
 


Anno 2021: i miei secondi 20 anni di moto. Se in un giorno di quel futuro dovesse avvicinarmi un ragazzo, che magari indossa soltanto i jeans, una maglietta bianca e un paio di Superga blu, ma reca un bel casco nell'incavo del gomito come unica e vera testimonianza "che é uno dei nostri" e dovesse chiedermi :"Ma come sono questi motoraduni?; io non ci sono mai andato e volevo sapere...che cosa succede in queste occasioni, se sono divertenti, se si stringono amicizie. Sai, a me piacciono molto le moto, ma ho soltanto una aeromoto Aprilia AirRace 250 ad idrogeno (siamo nel futuro, chissà come saranno???) e non so se é...beh, diciamo all'altezza"... "Innanzitutto presentiamoci (con relativa ed importante stretta di mano: siamo uomini o caporali?).
Dunque, ci puoi trovare tutte le cose che hai appena detto oppure no: provane qualcuno e decidi tu se ti piacciono o meno; per quanto riguarda la tua "due getti non all'altezza"...ti piace? ti ha mai deluso?...come, dici che ci andresti in capo al mondo?...questo é quello che conta della tua moto: che ti fa venire sempre la voglia di viaggiare. Che poi siano italiane, europee o giapponesi; da strada o da enduro; vecchie o nuove, queste sono soltanto chiacchiere...a proposito, se sei così curioso c'é un motoraduno grandioso proprio questa Domenica...é in provincia di Arezzo e il gruppo si chiama Staccata.com: Il sito lo trovi sulla rete InterNEURALnet, e se vuoi puoi aggregarti a noi..." ...AVETE CAPITO RAGAZZI???...Con i miei migliori auguri.


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Vai a vedere le foto!!! Lamps

 

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